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PERSONAGGI


             
Furono rinchiusi in oscura ed umida prigione

In principio del suo impero, Diocleziano si mostrava benigno coi cristiani, evitando che fosse loro richiesto di rinunziare alla  propria  Fede. Ma dopo appena, due anni, o per consiglio  dei pontefici pagani, o per calunnie contro i seguaci di Cristo, accusati  come congiuratori o nemici della patria venne promulgato un editto di pro-scrizione e di morte. Da Nicomedia, che Diocleziano preferiva come residenza più sicura nelle guerre contro i Persiani, la persecuzione si diffonde nelle regioni più remote: le più intime latebre, in cui si celebrano i divini misteri sono scoperte; ed i Pontefici Caio e Marcellino sono le vittime più insigni.
                                                                                                                                                                                                                            
                                      Chiesa di S.Domenica a Longobardi

La intera legione Tebea, che con sommo valore aveva combattuto nella Gallia a pro' dell'Impero, richiesta di cosa ingiusta ed empia, vuole morire piuttosto che violare la legge di Cristo. Gli storici coevi, anche pagani, descrivono la generale car-neficina che il crudele Diocleziano volle che fosse come la sua glorificazione, per essere a lui attribuita la finale distruzione della superstizione cristiana, come veniva, dai pagani chiamata la vera religione. I monumenti ed altre prove di autenticità affermano l'eroismo, il coraggio, e lo zelo dei fedeli di quell'epoca memoranda, ed attestano ancora l'empietà, l'ingiustizia, la crudeltà della per-secuzione. I pochi luoghi sacri dei cristiani sono profanati e distrutti; i libri sacri, gli Atti dei Ss. Martiri sono bruciati perchè se ne perda la, memoria. È nel furore della persecuzione che compiva il sacrificio del suo sangue verginale l'Eroina Santa Domenica. Ella fu delle ultime vittime, fra pa,- recchi milioni di Martiri, ma fra di essi una delle stelle più fulgide, e più gloriose.

Da Tropea a Nola.
Unitamente ai genitori, Santa Domenica, viene denunziata aI Proconsole di Calabria come nemica degli dei dell'Impero, e seguace del Dio dei cristiani. ll Proconsole ne informa subito l'Imperatore, il quale ordina che, persistendo essi nella, fede, vengano subito a lui tradotti.
Gli sgherri all'improvviso invadono la casa e senza dar tempo di prendere almeno le cose più necessarie, li caricano di catene e li spingono su la strada, fra mille insulti e mille motteggi, ed i loro beni vengono divisi fra i denunziatori e le autorità imperiali.



Gli sguardi degli spettatori si fermarono su Domenica

Diocleziano soggiornava allora a Nola in Campania, fra le adulazioni dei cortigiani, gonfio di vanagloria per i trionfi riportati sui Persiani. Presiedeva con ferocia, inumana alle cause più importanti dei cristiani che condannava ad ingnobili supplizi. Il viaggio da, Tropea a Nola era di molte giornate ed era reso ancor  più duro dalle catene, dal vitto scarso e dagli strazi cui i santi confessori di Cristo erano sottoposti dai ministri dell'Imperatore. Dovunque passavano erano maledetti e svergognati come, sacrileghi e sprezzatori degli dei. Non si aveva, compassione nè dell'età dei genitori nè di quella tenera e delicata di Domenica, e tanto meno avevano riguardo della nobiltà dei loro natali.                                                              continua

 
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