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sottoposta a dura flagellazione
Era il 6 luglio dell'anno 303. Gli sgherri, presa Domenica, la condussero fuori le mura di Nola. Molto popolo la seguiva al luogo destinato all'esecuzione, desideroso di assistere all'ultima prova della forte donzella. Là, giunta, prima di porgere il collo al carnefice chiese un po' di tempo. Ottenutolo, piegò le ginocchia a terra, e, volti gli occhi e le mani al cielo, così pregò: « Mie Dio, vivo e vero, che siete fonte della vera vita, che avete tolto da me sin dai primi anni, ogni amore per questo secolo, io vi ringrazio dei vostri doni, di cui con si larga mano, avete arricchito il mio spirito. È' per vostra misericordia se ho potuto vivere senza macchia fra tanti pericoli di macchiarmi, e resistere tanto ai gravi tormenti cui sono stata sottoposta.
Ecco che ora vengo a Voi: ricevete il mio spirito e datemi forza di superare ancora quest'ultima prova. Gradite, o Dio, quest'ultimo mio sacrifizio in odore di soavità, ed ascoltate queste mie ultime suppliche accompagnate col mio sangue: « Perdonate gli autori e i ministri dei miei supplizi e della mia morte. Date pace, o Signore, al vostro popolo fedele, date fortezza e buon spirito ai ministri della vostra Chiesa. Datele vittoria sui suoi nemici e fate che senza contraddizione goda perpetua quiete, e vi serva in perfezione di virtù e di santità, ». Dopo aver pregato si rizzò in piedi e con impeto di spirito generoso e lieto, ilare, forte e maestosa, andò verso il carnefice. Dinanzi a lui, si mise ancora in ginocchio; di propria mano si raccolse davanti le bionde treccie snudando il collo al fendente. Cosi genuflessa e sola, colle braccia modestamente incrociate sul petto piegò il capo al ferro che d'un sol colpo lo recise, coronandolo di glorioso martirio. Gli angeli sino allora invisibili, presero umane sembianze, fra la commozione generale degli astanti. Mentre il suo spirito saliva giubilando allo Sposo celeste, il suo corpo, per sublime ministero degli angeli, veniva portato a Tropea, sua patria. Come poco dopo la romana Agnese e la sicula Lucia, la nostra gloriosa Santa Domenica, nel fiore della gioventù e della, bellezza, forte per divino impulso, vinceva la fragilità della, carne ed i pericoli del mondo, ed arricchiva il Cielo di un'altra splendissima stella.
La vittoria della Chiesa.
La persecuzione continuava ad infierire e noni lasciava ai cristiani un istante di riposo, passando dall'Italia all'Africa, dall'alta Asia alla Palestina e all'Egitto e in Armenia, non lasciando pace,-
Domenica assorta in preghiera
IL sangue dei Martiri e le loro preghiere davano i primi frutti! Così quando Diocleziano costretto a spogliar la porpora imperiale, morì vecchio e travagliato; quando Galerio corroso vivo dai vermi e da ulceri riconobbe con pubblici editti la inutilità dei suoi sforzi; quando Massimiano Erculeo si strangolò di propria mano; quando Massenzio si annegò nel Tevere; quando Massimiano spirò fra le torture inflittegli dalla divina giustizia, terribili, anzi peggiori di quante egli abbia fatto subire ai cristiani, sicchè gli occhi gli schizzavano fuori dell'orbite, la Sposa di Cristo, la Chiesa, di cui costoro avevano giurato la distruzione, apparve più giovane, più florida che mai, pronta ad entrare nella gloriosa sua carriera di potenza cattolica. L'anno 313 Costantino diede piena libertà alla Chiesa; decretò che fossero restituite tutte le proprietà confiscate ai cristiani. ln breve tempo la Chiesa potè far sfoggio dei suoi riti o delle sue cerimonie e furono edificate splendide basiliche ovunque. continua